Filiberto Minozzi

(Verona, 1877 – Milano, 1936)

Dopo gli studi compiuti a Milano presso l’Accademia di Belle Arti di Brera con Giuseppe Bertini, Giuseppe Mentessi, Raffaele Casnedi e Vespasiano Bignami, Filiberto Minozzi si dedica costantemente al paesaggio, affascinato dalla pittura di luce di Giovanni Segantini che aveva incontrato da ragazzo nella Galleria Grubicy di via Cairoli a Milano. Due anni dopo l’esordio alla Triennale braidense del 1900, Minozzi stipula un contratto con Alberto Grubicy specializzandosi nel genere della marina vivificato dalla luminosa pennellata divisionista, esponendo alle più importanti manifestazioni organizzate dal mercante in ambito europeo fra cui il Salon des Peintres Divisionnistes Italiens di Parigi del 1907. Spinto dal costante desiderio di confrontarsi con il mare, suo soggetto prediletto, risiede a Santo Stefano (1902-1903), Bordighera (1904-1910) e Cap Martin (1910-1914), aprendosi alle novità  internazionali grazie a frequenti spostamenti che lo portano in Francia (Parigi e la Valle dell’Oise) e a Berlino, dove entra in contatto con Max Liebermann. Reciso il legame con Grubicy intorno al 1910, e costretto da una malattia ad interrompere l’attività  pittorica durante gli anni del primo conflitto mondiale, riprende a dipingere e viaggiare dopo la guerra, soggiornando ad Alagna (Valsesia), raggiungendo poi la Scandinavia – del 1929 è l’importante mostra di Oslo con Adolfo Wildt e Guido Gonzato – e negli anni Trenta l’Egitto, la Cina, l’India e il Giappone, in parte tralasciando il divisionismo in favore di un segno più immediato e una tavolozza dagli accenti talora espressionisti.

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