Vittore Grubicy De Dragon

(Milano, 1851 – 1920) 

A contatto fin da giovanissimo con lo stimolante ambiente artistico e culturale milanese, a seguito di un viaggio in Europa nel 1870 decide di dedicarsi al commercio d’arte coinvolgendo nell’impresa anche il fratello Alberto, con cui diventa titolare, nel 1876, dell’omonima galleria milanese. Sostenitore degli artisti scapigliati, Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni in particolare, scopre il talento di Giovanni Segantini, Angelo Morbelli, Emilio Longoni e Carlo Fornara, orientandone gli esiti al divisionismo. Critico intelligente e acuto, collabora con “La Riforma”, “La Cronaca d’Arte” e “L’Idea Liberale”. Nel 1884 in Olanda si dedica alla pittura spinto da Anton Mauve, facendone poi la sua principale occupazione dal 1889, una volta rotti i rapporti con il fratello e abbandonata l’attività commerciale. Dopo aver esordito alla Società Patriottica e alla Famiglia Artistica, prende parte alla celebre Triennale di Brera del 1891. Fra il 1892 e il 1898, a Miazzina sul Lago Maggiore, dipinge una serie di lirici paesaggi divisionisti, che rielabora fin dal 1898 rinunciando alla produzione di nuove tele. Il suo colto approccio pittorico è supportato dall’intenso studio dei principali testi in materia di teoria del colore, sviscerati a partire dal 1885. Dal 1893 si dedica con passione anche alla tecnica dell’acquaforte. Dopo il 1900 continua ad esporre sia in Italia che all’estero. Sempre interessato al confronto con le nuove leve dell’arte, conosce negli ultimi anni di vita i giovani Romolo Romani, Carlo Carrà, Arturo Tosi e Benvenuto Benvenuti, di cui diviene mentore.

Nella collezione