Plinio Nomellini
(Livorno, 1866 – Firenze, 1943)
Diplomatosi alla Scuola d’Arti e Mestieri di Livorno nel 1884, fra il 1885 e il 1888 Plinio Nomellini è allievo di Giovanni Fattori all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove conosce Giuseppe Pellizza e instaura con lui una duratura amicizia. Sarà proprio Nomellini, agli inizi degli anni Novanta, a spingere l’amico verso il divisionismo, sollecitandone al contempo gli interessi sociali. A Firenze, gli stretti rapporti con Silvestro Lega e Telemaco Signorini lo conducono dapprima verso la pittura di macchia, tralasciata sul finire degli anni Ottanta in favore del crescente interesse per le novità impressioniste e neoimpressioniste importate dalla Francia dal compagno di studi Alfredo Müller e palesi nelle opere esposte alla Promotrice di Firenze del 1890-91. Trasferitosi a Genova nel 1890, nelle estati del 1891 e del 1892 sperimenta la scomposizione cromatica lavorando con i compagni Giorgio Kienerk e Angelo Torchi ad ariosi e vivaci dipinti tratti dal vero. Nei primi anni Novanta l’interesse per il divisionismo e le predisposizioni umanitarie dell’artista si incontrano in una serie di opere di soggetto politicamente impegnato, che attirano l’interesse della critica alla Prima Triennale di Brera del 1891. Nel 1894 subisce a Genova un processo per anarchia da cui sarà assolto. Rientrato in Toscana nel 1902, si stabilisce a Torre del Lago – dove stringe amicizia con Giacomo Puccini e con gli intellettuali e artisti che intorno a lui gravitavano – volgendosi progressivamente ad un simbolismo sorretto da un cromatismo acceso e dalla pennellata vibrante. Nel 1903 conosce Giovanni Pascoli. Nel 1907 con Galileo Chini, Edoardo De Albertis e Gaetano Previati, progetta l’allestimento della sala “L’arte del sogno” alla Biennale di Venezia, manifestazione a cui partecipa assiduamente a partire dal 1899. Dopo il trasferimento a Viareggio, nel 1908, e a Firenze, nel 1919, viaggia a lungo soggiornando e dipingendo a Capri e all’Isola d’Elba.